I cavi cosiddetti di potenza portano il segnale dall’amplificatore ai diffusori, ed hanno una sia pur minima importanza nella degradazione del suono.
Essi sono degli elementi caratterizzati da resistenza, induttanza in serie e capacità in parallelo distribuite, come schematizzato nella figura.

cavi di collegamento amplificatori-diffusori

Le capacità sono così piccole, rispetto alla bassa impedenza dei diffusori, da poter essere trascurate, e quindi il cavo può essere considerato una resistenza con in serie un’induttanza.

Esaminiamo ora un tweeter dotato di filtro passivo: l’induttanza del cavo, che può essere dello stesso ordine di grandezza di quella della bobina mobile del tweeter, è in serie alla capacità del filtro e abbasserà la frequenza di risonanza del sistema L/C costituito dalla capacità di cui sopra e dall’induttanza della bobina mobile ma, quel che è peggio, innalzandone il fattore di merito, soprattutto se il filtro non è a smorzamento critico.
Ne risulterà un aumento della distorsione ai transitori del tweeter.
La sua influenza sugli altri componenti del diffusore è praticamente nulla.
Un cavo di potenza con bassa induttanza è quello che ci interessa.

Senza acquistare cavi dai costi proibitivi, molte volte nemmeno in grado di minimizzare il problema sopra descritto, il miglior compromesso dal punto di vista qualità/prezzo è rappresentato da un cavo a quattro poli, collegati due a due a croce, in gergo “twistati”, (questo accorgimento riduce notevolmente l’induttanza e ne aumenta la capacità, che rimane sempre poco influente); si può scegliere, in funzione della lunghezza, di usarne uno da 4×1,5 mm2, che avrà una resistenza di 0,012 Ω/m, o da 4×2,5 mm2, con resistenza di 0,007 Ω/m, acquistandolo per pochi euro da un rivenditore di materiale elettrico.

Le resistenze sono state calcolate per un metro di cavo, considerando che la lunghezza dei conduttori al suo interno è doppia.
I cavi di potenza con i conduttori in argento, rame OFC (Oxygen Free Copper) e similari non danno alcun vantaggio rispetto a quelli di normale rame comune e l’incremento, a volte esagerato, dei loro prezzi, avvantaggia solo i venditori.
Verificare ad orecchio l’eventuale miglioramento dovuto ad un cavo più performante non è per niente facile: occorrerà avere a disposizione un diffusore dal suono molto “pulito” e fare commutazioni senza tempi morti con altri cavi.

I CAVI DI SEGNALE

Nel caso dei cavi di segnale, quelli che collegano le varie apparecchiature all’amplificatore, che hanno impedenze di ingresso ed uscita notevolmente più elevate, l’induttanza del cavo diventa trascurabile ed è la capacità la causa di degrado.
I motivi non sono facili da capire ma un attentissimo ascolto conferma l’influenza dei cavi.
L’ascolto con i cavi migliori ha le caratteristiche di una minore distorsione ai transitori, anche se le differenze tra vari cavi non sono facilmente avvertibili.
Per poterle apprezzare è necessario operare una commutazione senza tempi morti onde superare la caratteristica dell’orecchio che “non ha memoria”.
E’ probabile che per l’interazione tra le componenti reattive del cavo e quelle delle impedenze degli apparecchi collegati ai suoi capi si formino delle risonanze non sufficientemente smorzate che influiscono sul suono per la distorsione ai transitori che esse comportano.
Uno studio approfondito in questa direzione sarebbe auspicabile per spiegare compiutamente il fenomeno.
Anche qui, con una spesa minima, si possono usare cavi coassiali per TV, scegliendoli tra quelli a più bassa capacità (50/60 pF/m contro valori di centinaia di pF/m dei normali cavi commerciali).
Anche i connettori dovranno essere a bassa capacità, possibilmente non metallici, per non aumentare la capacità totale.
Adottando particolari tecniche nella costruzione artigianale di detti cavi è possibile ridurre la capacità a circa 10 pF/m.
Con la riduzione della lunghezza dei cavi, sistemando i componenti dell’impianto vicini tra loro, i relativi problemi si ridurranno in proporzione.
E’ per questo motivo che la soluzione dell’amplificatore “integrato”, è da preferire a quella a due telai, tanto cara agli audiofili più esigenti, per l’eliminazione dei cavi di collegamento e dei componenti necessari per l’interfaccia tra “pre” e “finale”.

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